NEUP- A passi tardi e lenti
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NEUP- A passi tardi e lenti
Elogio di chi non ha fretta

La natura non ha fretta, eppure tutto si realizza.
Lao Tzu

 

Viaggiatore,
sono le tue orme la strada,
nient’altro.
Viaggiatore,
non esiste un sentiero,
la strada la fai tu andando.
Mentre vai si fa la strada
e voltandoti vedrai il sentiero
che mai più calpesterai.
Viaggiatore,
non esiste una strada,
ma solo scie nel mare.

Antonio Machado, Viaggiatore


"Io avevo voglia di stare da solo, perché soltanto solo, sperduto, muto, a piedi, riesco a riconoscere le cose."
Estratto da "L’odore dell’India", di Pier Paolo Pasolini


Festìna lente
Detto latino, letteralmente "Affrettati lentamente".
È un motto attribuito all’Imperatore Augusto dallo scrittore latino Svetonio. La locuzione unisce due concetti divergenti, velocità e lentezza, e sta ad indicare un modo di agire senza indugi, ma con cautela. Il motto venne associato al simbolo della tartaruga con vela da Cosimo I de’ Medici, che nel XVI secolo ne fece l’emblema della sua flotta, come monito di ponderazione delle imprese perché avessero successo.


Roberto Micali ci informa che in Alta Val di Susa "to plan to plan to plan" significa "lentamente".

 

Gary Snyder, il poeta del selvatico, esplora gattonando il bosco di manzanite nella Sierra mediana, e ce ne parla nella sua raccolta ‘Nel mondo poroso’.

"Stavo avanzando in modo veloce e determinato tra i fitti tronchi rosso intenso di manzanita, pre trovare un passaggio che mi facesse procedere con forza lungo la cresta del crinale. A gattoni. Non stavo camminando o esplorando o gironzolando, ma gattonando, attento e deciso attraverso i boschi."
Gary Snyder, Nel mondo poroso


Lei è all’orizzonte.
Mi avvicino di due passi,
lei si allontana di due passi.
Cammino per dieci passi e
l’orizzonte si sposta
dieci passi più in là.
Per quanto io cammini,
non la raggiungerò mai.
A cosa serve l’utopia?
Serve proprio a questo: a camminare.

Eduardo Hughes Galeano

 

Dialogo dei piedi.
Il destro (è un meriggio infocato): "Io vado sotto quei platani"
Il sinistro: "Ti aspetto".

Cesare Zavattini – Al macero

 

Poi ch’ei posato un poco il corpo lasso,
ripresi via per la piaggia diserta,
sì che ‘l piè fermo sempre era ‘l più basso.

Dante, Inferno I – 28-30

Quando il piede fermo è in basso significa che stiamo affrontando una salita. Ce lo ricorda il Sommo Poeta, da poco smarritosi nella selva oscura.

 

Elogio dei Piedi

Perché reggono l’intero peso.
Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.
Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare.
Perché portano via.
Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.
Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali.
Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica.
Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.
Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.
Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin.
Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.
Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un inginocchiatoio.
Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo.
Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la ruffiana tarantella.
Perché non sanno accusare e non impugnano armi.
Perché sono stati crocefissi.
Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l’appoggio.
Perché, come le capre, amano il sale.
Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano in nome del corpo contro la morte.

Erri De Luca

 

Sensazione, Arthur Rimbaud
Nelle sere azzurre d'estate andrò per i sentieri,
pizzicato dal grano, a calpestare l'erba tenera:
come in sogno ne sentirò il fresco nei piedi.
Lascerò che il vento bagni la mia testa nuda.
Non dirò nulla, non penserò a niente:
ma l'amore che non ha fine mi riempirà l'anima,
e andrò lontano, molto lontano, come un vagabondo
attraverso la Natura, felice come quando si sta con una donna.

Il poeta maledetto è in grado di smuovere anche il cuore di un duro come Corto Maltese. Se non ci credete guardate questo video https://www.youtube.com/watch?v=tDvQHzsjFZs

 

Solo e pensoso
Per i lettori di NEUP che si chiedessero il perché del nome di questa rubrica, riportiamo per intero il sonetto sonetto XXXV del Canzoniere di Francesco Petrarca, a giudizio di chi scrive uno dei migliori del Canzoniere.

Solo et pensoso i piú deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l’arena stampi.
Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d’alegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avampi:
sì ch’io mi credo omai che monti et piagge
et fiumi et selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch’è celata altrui.
Ma pur sí aspre vie né sí selvagge
cercar non so ch’Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co’llui.

 

Lentius, profundius e soavius
Ovvero "Più lenti, più profondi, più dolci". Motto coniato da Alexander Langer in contrapposizione al il motto olimpico "Citius!, Altius!, Fortius!", ovvero "Più veloce!, più in alto!, più forte!". Il filosofo altoatesino intendeva in questo modo contrapporsi ai valori della civiltà occidentale basata sulla competizione. Riportiamo da un suo discorso del 1994: "Io vi propongo il lentius, profundius e soavius, cioè di capovolgere ognuno di questi termini, più lenti invece che più veloci, più in profondità, invece che più in alto e più dolcemente o più soavemente invece che più forte, con più energia, con più muscoli, insomma più roboanti. Con questo motto non si vince nessuna battaglia frontale, però forse si ha il fiato più lungo".

 

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