come in un documentario.
Ho camminato ancora una volta sul Pasubio. La “Strada delle 52 Gallerie” è stato il pretesto per tornare su questo monte dove avevo camminato un anno fa. Le sensazioni erano le stesse.
Perché il Paubio non è una montagna come le altre, è un monte irrequieto.
I burroni e i salti di roccia precipitano lo sguardo a valle. I paesini sono lontani e vivono un’altra vita. Il senso di vuoto e straniamento ti prendono inevitabilmente.
Sul Pasubio non c’è la consueta pace dei pascoli di montagna. I prati riportano le ferite della Grande Guerra. Gli avvallamenti risuonano dello scompiglio delle esplosioni. Le trincee o i segni che ne rimangono riecheggiano del terrore della morte in agguato. I panorami sono viste del fronte nemico, così vicino e reale che ancora fa rabbrividire.
Ogni volta che si torna su un luogo che porta i segni di un brutto evento, i pensieri si mettono in moto, turbinano tra passato e presente, sovrappongono scene viste in documentari al paesaggio reale.
Penso che sia importante mantenere la memoria di questi luoghi, passarci attraverso, continuare a percorrerne i sentieri e le strade. Penso che i cammini sui luoghi della Grande Guerra siano tracciati che tutti dovrebbero cercare di percorrere almeno una volta nella propria storia.
LauraRag